mercoledì 31 dicembre 2014

Napolitano Messaggio di Fine Anno del Presidente della Repubblica - Dimissioni a Breve


Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dice a breve le dimissioni!

Il messaggio augurale di fine d'anno che ormai dal 2006 rivolgo a tutti gli italiani, presenterà questa volta qualche tratto speciale e un po' diverso rispetto al passato. Innanzitutto perché le mie riflessioni avranno per destinatario anche chi presto mi succederà nelle funzioni di Presidente della Repubblica. Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente. E desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l'avere negli ultimi tempi toccato con mano come l'età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell'esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato.



A quanti auspicano - anche per fiducia e affetto nei miei confronti - che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell'aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune. Secondo l'opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo Presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi né subendone alcun condizionamento.
Penso che questi semplici chiarimenti possano costituire una buona premessa perché Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell'interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un'eccezionalità costituzionale.

Video del Messaggio di Fine Anno - Presidente Napolitano

Personalmente resto convinto che la disponibilità richiestami e offerta nell'aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all'Italia, rendere possibile l'avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma è positivo che ora si torni, per un aspetto così rilevante, alla normalità costituzionale, ovvero alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica.

L'aver tenuto in piedi la legislatura apertasi con le elezioni di quasi due anni fa, è stato di per sé un risultato importante : si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo ; si è in sostanza evitato di confermare quell'immagine di un'Italia instabile che tanto ci penalizza, e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l'annunciato, indispensabile processo di cambiamento.

Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, avevo detto : "Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un'incisiva riforma delle istituzioni repubblicane". Ebbene, è innegabile che quell'auspicio si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d'arresto, portato a piena conclusione. Non occorre che io ripeta - l'ho fatto ancora di recente in altra pubblica occasione - le ragioni dell'importanza della riforma del Parlamento, e innanzitutto del superamento del bicameralismo paritario, nonché della revisione del rapporto tra Stato e Regioni.

Capodanno 2015 Fuochi d'Artificio Botti - Stress Animali Cani e Gatti



Capodanno 2015 Fuochi d'Artificio Botti - Stress Animali Cani e Gatti

Capodanno 2015 - Fuochi d'Artificio e Botti Fine Anno - i Pericoli



Capodanno 2015 - Fuochi d'Artificio e Botti Fine Anno - i Pericoli

lunedì 29 dicembre 2014

Norman Atlantic - Ministro Lupi e Pinotti : Video Nave in Fiamme



Norman Atlantic - Ministro Lupi e Pinotti : Video Nave in Fiamme

Norman Atlantic Traghetto in Fiamme con Fumo e Deriva in Mare



Video del disastro del traghetto Norman Atlantic in fiamme e fumo prima il 28 Dicembre e poi alla deriva in mare il 29. Video della Marina Militare e della Guardia Costiera Italiana rallentati con gli elicotteri sopra il traghetto Norman Atlantic.

Norman Atlantic Video - Traghetto alla Deriva - Elicotteri Marina



Norman Atlantic Video - Traghetto alla Deriva - Elicotteri Marina

Samantha Cristoforetti a Presidente Napolitano - Video Messaggio



Samantha Cristoforetti a Presidente Napolitano - Video Messaggio

Norman Atlantic Burning Italian Ferry Boat Adriatic Sea - Video



Norman Atlantic Burning Italian Ferry Boat Adriatic Sea - Video

giovedì 18 dicembre 2014

Eight Children Killed in Mass Stabbing in Cairns Australia



Eight Children Killed in Mass Stabbing in Cairns Australia

Obama Video Statement on US Cuba Policy Changes - Vatican

President Barack Obama said the United States will "speak out forcefully" for the freedom of the Cuban people, after announcing a move toward normalizing ties with Cuba and opening an embassy on the communist-led island nation.

In an interview with ABC News, Obama said he told Cuban President Raul Castro in a telephone call Wednesday the U.S. would continue promoting democracy and human rights.



 Obama said that he did not expect Castro to suddenly alter his government, but that generational changes inside Cuba are likely to inspire friendlier relations in the future. He also stressed the importance of having a diplomatic presence in Cuba, saying that the U.S. is in a better position to influence one-party states when it has an active ambassador.





 Announcing the agreement earlier at the White House, Obama said it was "time for a new approach" with Cuba and that 50 years of isolation "has not worked."

As he spoke, Castro made his own announcement in Havana, saying Obama "deserves respect and recognition from our people."

The two leaders spoke by phone for nearly one hour on Tuesday in what was the first substantive presidential contact between the U.S. and Cuba since 1961.

The move also came as Cuba released Alan Gross, the American contractor who was arrested in Havana in 2009 for bringing communications equipment to the island.

He had been sentenced to 15 years in prison. Obama said Gross and a man described as "one of the most important [U.S.] intelligence agents" were exchanged for three Cuban intelligence operatives who spent more than a decade in U.S. prisons.

The diplomatic shift followed more than a year of secret talks between the two longtime ideological foes, with involvement from Canada and Pope Francis.





The pontiff voiced his "warm congratulations" on the renewal of diplomatic ties between the countries. United Nations Secretary-General Ban Ki-moon called the news "very positive."

Former U.S. president Jimmy Carter welcomed what he called Obama's "wise and courageous" decision to improve relations with Cuba, and he congratulated Alan Gross and his family on the contractor's release from prison. Carter called on the U.S. Congress to take steps to remove economic sanctions against the Cuban people.

Carter met with Gross back in 2011 in Havana, and called on authorities there to release him. 





The United States and Cuba have interests sections that are technically part of the Swiss embassies in each other's capitals. As president, Carter approved the opening of the interests sections.

Obama said business and travel ties will be launched, but that he will have to negotiate with the U.S. Congress over ending the country's economic sanctions against Cuba.

After the president's announcement, U.S. House of Representatives Speaker John Boehner said, "Relations with the Castro regime should not be revisited, let alone normalized, until the Cuban people enjoy freedom - and not one second sooner." He added, "There is no ‘new course’ here, only another in a long line of mindless concessions to a dictatorship that brutalizes its people and schemes with our enemies."





 Obama said he has "no illusion" that the individual rights of Cubans will improve immediately. But he said when the U.S. disagrees with Cuban actions, it will be able to tell Havana directly.

The White House said the longstanding U.S. policy of attempting to contain and isolate Cuba actually "isolated the United States from regional and international partners [and] constrained our ability to influence outcomes throughout the Western Hemisphere."

The Obama administration's statement said although U.S. policy toward Cuba is "rooted in the best of intentions, it has had little effect. Today, as in 1961, Cuba is governed by the Castros and the Communist Party."

Obama Video Statement on US Cuba Policy Changes - Vatican

President Barack Obama said the United States will "speak out forcefully" for the freedom of the Cuban people, after announcing a move toward normalizing ties with Cuba and opening an embassy on the communist-led island nation.

In an interview with ABC News, Obama said he told Cuban President Raul Castro in a telephone call Wednesday the U.S. would continue promoting democracy and human rights.



 Obama said that he did not expect Castro to suddenly alter his government, but that generational changes inside Cuba are likely to inspire friendlier relations in the future. He also stressed the importance of having a diplomatic presence in Cuba, saying that the U.S. is in a better position to influence one-party states when it has an active ambassador.





 Announcing the agreement earlier at the White House, Obama said it was "time for a new approach" with Cuba and that 50 years of isolation "has not worked."

As he spoke, Castro made his own announcement in Havana, saying Obama "deserves respect and recognition from our people."

The two leaders spoke by phone for nearly one hour on Tuesday in what was the first substantive presidential contact between the U.S. and Cuba since 1961.

The move also came as Cuba released Alan Gross, the American contractor who was arrested in Havana in 2009 for bringing communications equipment to the island.

He had been sentenced to 15 years in prison. Obama said Gross and a man described as "one of the most important [U.S.] intelligence agents" were exchanged for three Cuban intelligence operatives who spent more than a decade in U.S. prisons.

The diplomatic shift followed more than a year of secret talks between the two longtime ideological foes, with involvement from Canada and Pope Francis.





The pontiff voiced his "warm congratulations" on the renewal of diplomatic ties between the countries. United Nations Secretary-General Ban Ki-moon called the news "very positive."

Former U.S. president Jimmy Carter welcomed what he called Obama's "wise and courageous" decision to improve relations with Cuba, and he congratulated Alan Gross and his family on the contractor's release from prison. Carter called on the U.S. Congress to take steps to remove economic sanctions against the Cuban people.

Carter met with Gross back in 2011 in Havana, and called on authorities there to release him. 





The United States and Cuba have interests sections that are technically part of the Swiss embassies in each other's capitals. As president, Carter approved the opening of the interests sections.

Obama said business and travel ties will be launched, but that he will have to negotiate with the U.S. Congress over ending the country's economic sanctions against Cuba.

After the president's announcement, U.S. House of Representatives Speaker John Boehner said, "Relations with the Castro regime should not be revisited, let alone normalized, until the Cuban people enjoy freedom - and not one second sooner." He added, "There is no ‘new course’ here, only another in a long line of mindless concessions to a dictatorship that brutalizes its people and schemes with our enemies."





 Obama said he has "no illusion" that the individual rights of Cubans will improve immediately. But he said when the U.S. disagrees with Cuban actions, it will be able to tell Havana directly.

The White House said the longstanding U.S. policy of attempting to contain and isolate Cuba actually "isolated the United States from regional and international partners [and] constrained our ability to influence outcomes throughout the Western Hemisphere."

The Obama administration's statement said although U.S. policy toward Cuba is "rooted in the best of intentions, it has had little effect. Today, as in 1961, Cuba is governed by the Castros and the Communist Party."

Virna Lisi Bellissima Attrice è Morta - Fiction TV e Film



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Virna Lisi è Morta - Bellissima Attrice Film : 78 Anni



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Auguri 2015 da Canale25 - Video Messaggio da Giorgia Viero



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martedì 16 dicembre 2014

Matteo Renzi su Consiglio Europeo in Parlamento - Video Discorso

PRESIDENTE.

 Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.
  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputati, è l'ultimo Consiglio europeo dell'anno 2014 quello che ci accingiamo a svolgere nella giornata di giovedì, l'ultimo Consiglio europeo del semestre italiano e presumibilmente però è soprattutto il primo Consiglio europeo non soltanto perché sarà il primo Consiglio europeo a guida Tusk e il primo Consiglio europeo con il Presidente Juncker, ma anche perché questo reca l'ordine dei lavori e questo reca il dibattito politico di questi mesi in Europa: siamo in una fase di passaggio straordinariamente delicata e difficile. Siamo nella fase in cui l'Europa è a un bivio.





   Io sono uno di quelli che ama molto le frasi e le parole utilizzate da grandi personaggi in quest'Aula, da grandi personalità nel dibattito di Camera e Senato, da grandi personalità nel dibattito dell'Assemblea costituente e mi tornavano in mente le parole pronunciate il 29 luglio 1947 da colui il quale di lì a qualche mese sarebbe stato eletto Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, in cui si spiegava con grande lucidità e, lasciatemi dire, con grande senso della profezia: «Se noi non sapremo farci portatori di un ideale umano e moderno nell'Europa d'oggi, smarrita e incerta sulla via da percorrere, noi siamo perduti e con noi è perduta l'Europa».



 Era il 1947 quando Einaudi proferiva queste parole. Di lì a poco l'Europa avrebbe vissuto se stessa come il terreno di battaglia della guerra fredda; l'Europa avrebbe visto crescere intorno al carbone e all'acciaio una comunità economica che era economica ma era anche una comunità, non era semplicemente un contratto o un patto: era un'intesa profonda. Di lì a poco l'Europa avrebbe visto crescere i muri, il muro di Berlino che divideva in due le Germanie ma che divideva sostanzialmente in due l'Europa. Eppure quel richiamo all'ideale umano fatto dal Presidente Einaudi dimostrava quanto fosse grande, ampia, bella, straordinaria la sfida che il continente aveva di fronte a sé.





Credo che potrebbe sembrare azzardato sostenere che viviamo tempi analoghi: allora c'era stata una guerra fratricida e noi, proprio grazie all'Europa, veniamo da settant'anni di pace. Allora c'era una situazione economica che doveva fare i conti con una ricostruzione post-bellica devastante. Oggi siamo in una realtà di congiuntura economica non favorevole ma certo non paragonabile alla situazione in cui stavamo settant'anni fa. Eppure possiamo, a mio giudizio, vivere la fase che si è aperta con il rinnovo delle elezioni e anche, lasciatemelo dire, con il semestre di Presidenza italiana, come l'occasione in cui o cambiamo la direzione dell'Europa tornando all'ideale oppure rischiamo forse noi di essere perduti, di aver perduto l'Europa sicuramente.




 Ecco perché, nell'esprimere queste brevi considerazioni, vorrei molto brevemente enucleare i due punti chiave della discussione che giovedì avremo in Consiglio europeo – il tema degli investimenti ed il tema della politica estera –, come, però, il frutto di una novità che si è prodotta in questi mesi nel dibattito politico europeo, che può piacere o meno, che vede anche in quest'Aula posizioni diverse: da un lato, c’è chi ritiene che si sia fatto molto, dall'altro, che non si sia fatto niente, ma tutti siamo convinti che oggi ci siano due elementi innovativi.



   Il primo: l'Europa oggi ha fatto una scelta politica, forse, non sufficiente. Dipenderà molto da Juncker e dai suoi collaboratori se l'ampiezza di questa sfida sarà giocata fino in fondo e sarà percorsa fino in fondo. Si è scelto un Presidente, in questi mesi, che fosse espressione della volontà popolare, oltre che delle maggioranze parlamentari. Questo impone alla politica di fare il suo mestiere, di non lasciare, cioè, l'Europa ai tecnocrati, di non lasciare l'Europa alle burocrazie; e questo comporta che, ad esempio, l'Italia abbia smesso di considerare la politica estera come un giochino da addetti ai lavori.




 Quando abbiamo presentato la candidatura per l'Alto rappresentante, in molti hanno detto: ma cosa ci interessa andare a fare in Europa, andare a dire in Europa, andare a discutere in Europa sulle questioni di politica internazionale ? In realtà, noi sappiamo che vi è un grande bisogno, anche per le considerazioni che l'onorevole Vito faceva poc'anzi – alle quali il Governo corrisponde da subito, impegnandosi a partecipare ai lavori di Commissione –, ma il passaggio chiave è che, se c’è la politica nel tempo che stiamo vivendo, è l'Europa che ha bisogno di cambiare direzione nella politica estera, non solo l'Italia. La scelta di questi mesi di affrontare la grande sfida dell'Alto rappresentante come Governo italiano attraverso la designazione dell'onorevole Mogherini va esattamente in questa direzione.




 È sufficiente ? No, però è importante sottolineare come, ad oggi, temi come il Mediterraneo, i Balcani, la gestione di una politica estera degna di questo nome, non siano più un capriccio di qualche esperto di geopolitica o di diplomazia internazionale, ma sia una evidenza del dibattito politico interno. Guardate cosa è accaduto ieri: se il ricorso alle minacce, più o meno folli, di terroristi di matrice religiosa o sedicenti tali, arriva a scuotere la placida Sidney, se siamo a questo livello, è del tutto evidente che la comunità internazionale ha bisogno di avere uno sguardo condiviso e unitario sui grandi temi di politica estera. Dunque, la politica come centro dell'azione dell'Europa.


 Questo porterà nella discussione di giovedì a riflettere nuovamente sul tema dell'Ucraina. Credo che sia ormai evidente che il doppio principio per cui invitare la Russia ad uscire dall'Ucraina per tornare al tavolo delle grandi potenze internazionali e affrontare insieme, a partire dalla Siria, i dossier più importanti è una posizione che, ormai, non è più una posizione soltanto dell'Italia, ma è condivisa. E si è finalmente capito, anche nel dibattito politico internazionale, che se le sanzioni possano essere state, nel momento della reazione, il primo, naturale gesto per esprimere il profondo sdegno per l'occupazione di parte dell'Ucraina da parte della Russia, è altrettanto vero che non si fa una politica estera semplicemente basandosi sulle sanzioni. Credo che questo sia finalmente patrimonio comune e condiviso da tutti.

   Ma, in questo scenario, la discussione di giovedì dovrà essere una discussione molto chiara, molto precisa, spero anche molto breve, perché Tusk ha annunciato che i Consigli europei si terranno in una sola giornata, suscitando l'entusiasmo di alcuni di noi, ma dovrà essere una discussione molto, molto, molto rilevante sui prossimi passaggi che abbiamo di fronte. Pensate a cosa è accaduto in questo 2014; pensate a cosa è accaduto nel Mediterraneo: il passaggio da Mare Nostrum a Tritone è il tentativo di fare della questione immigrazione, ma più in generale della questione Mediterraneo, non soltanto il luogo della politica italiana, ma il luogo della politica europea.




 Pensate a cosa sta accadendo con la richiesta di adesione dell'Albania o, meglio, con il passaggio a status di candidato dell'Albania, che è l'ennesimo segnale di un processo di allargamento che deve toccare anche i Balcani, segnatamente Serbia, Montenegro, Albania, e che in prospettiva avrebbe dovuto, e io spero dovrà, comprendere la Turchia, alla condizione naturale che si rispettino i principi europei di libertà e democrazia, come in tutti i negoziati abbiamo sottolineato ed evidenziato, e che, naturalmente, non sono compatibili con l'arresto della libera stampa o dei giornalisti dell'opposizione.
  

Ma in questo primo canale di riflessioni vorrei che il Parlamento italiano avesse un sentimento di orgoglio e consapevolezza, la politica estera non è più, non è soltanto una questione da addetti ai lavori e se la Commissione Juncker farà il proprio lavoro, l'Europa tornerà ad avere un ruolo e se la Commissione Juncker farà il proprio lavoro, quel premio Nobel per la pace che ha inorgoglito e fatto lacrimare molti di noi per la gioia, l'entusiasmo e, in qualche modo, anche un sentimento di orgoglio, non sarà un premio Nobel alla carriera, sarà il premio Nobel per la pace destinato al futuro, in un mondo dove le difficoltà e anche le inquietudini sono, oggi, a disposizione di qualsiasi canale informativo. Nessuno potrà mai dire: io non sapevo, io non c'ero, quando nel centro dell'Africa o nel cuore dell'Oriente donne sono violentate o vengono private della propria libertà, giornalisti vengono sgozzati o bambini vengono costretti a combattere. Nessuno potrà più dire: io non sapevo, nel tempo della comunicazione globale.






 Quindi, giovedì il primo tema è questo, ma la sfida, anche alla luce del semestre europeo, è quella che la Commissione torni a fare politica, dico: torni a fare politica, perché non sempre è accaduto questo, nei dieci anni precedenti. Anche in recenti dibattiti parlamentari abbiamo sentito, da ultimo nel question time, parole molto dure sul ruolo della Commissione in questi anni, magari provenienti anche da chi quella Commissione aveva sostenuto o votato. Penso che sia importante che tutti noi facciamo uno sforzo, come sistema Paese, per recuperare credibilità e dignità e penso che sia importante che tutti noi facciamo uno sforzo, come sistema Paese, per essere in grado di incidere su un'idea di Europa che non sia semplicemente un luogo nel quale si fanno i parametri, un luogo nel quale si rispettano i vincoli, un luogo nel quale si misurano le percentuali, ma nel quale si perde quell'ideale a cui Luigi Einaudi faceva riferimento nel 1947 con parole che potrebbero essere scritte ieri, pronunciate oggi e, soprattutto, sofferte domani.






 C’è un secondo punto, che è quello probabilmente più importante, e che riguarda la presentazione del piano di investimenti di Jean-Claude Juncker. Su questo sono molte le voci che si sono alzate, qualcuno lo ritiene un passo decisivo, fondamentale, qualcuno lo ritiene un topolino partorito da una montagna di dichiarazioni e di attese. Io credo che dobbiamo prendere atto che, come in questi sei mesi l'Europa ha cambiato il proprio approccio o, più correttamente, ha iniziato a cambiare il proprio approccio, cercando di investire di più in politica, è altrettanto vero che dobbiamo evidenziare come nella politica economica ci siamo ricordati che l'acronimo comprende tre lettere, il Patto di stabilità e di crescita ha anche la «g» di growth e non soltanto la «s» di stability.



È stato un elemento rilevante di novità, perché vorrei ricordare qui che quando venimmo in Parlamento, nel mese di giugno, per dire che avremmo posto il tema della flessibilità e della crescita, pochi pensavano che avremmo avuto successo; aggiungo che quando lo abbiamo fisicamente posto, anche pochi tra i nostri colleghi sono stati disponibili a farci da sponda. Eppure, oggi, anche alla luce di ciò che sta accadendo nel dibattito economico internazionale, ritengo il G20 australiano di grandissima importanza nell'aver impostato e centrato il tema della crescita come fenomeno rilevante per tutta la comunità economica e non soltanto per i singoli Paesi, ma per tutta la comunità economica globale.




 Ebbene oggi, aver messo al centro la crescita porta per la prima volta ad immaginare che i contributi che gli Stati membri daranno alle istituzioni europee per alcuni investimenti giudicati meritevoli da parte delle stesse istituzioni europee, bene, questo tipo di contributo sarà finalmente scorporato dal Patto di stabilità. È un primo passo, non è sufficiente per noi; noi pensiamo che il passaggio immediatamente logico successivo sia consentire agli Stati membri di scorporare dal Patto i propri investimenti su proprie opere pubbliche anche pronti ad una verifica sulle singole opere con le istituzioni comunitarie.






 La nostra battaglia tradizionale storica, lo sapete, è quella di poter scorporare gli investimenti: se io voglio prendere i soldi per metterli su una scuola questo non è un costo, questo è un investimento e non c’è nessun patto di stabilità finanziario che possa mettere in discussione il patto di stabilità architettonico delle scuole dove stanno i nostri figli.




 Eppure ci troviamo qui, in questa situazione, con queste regole, perché in passato anche questo Parlamento ha accettato – con «questo Parlamento» non mi riferisco tanto a questa legislatura ma a questa Aula, così carica di storia e di significato – e ha fatto delle scelte sulle quali noi siamo costretti a lavorare non potendo ovviamente venire meno in modo autonomo senza minare il prestigio, la credibilità e la reputazione del nostro Paese.



   Ma, questo è il punto centrale, oggi è accaduto qualcosa di nuovo. In questi sei mesi è accaduto qualcosa di nuovo. Per la prima volta si dice: okay, se procedi a degli investimenti che siano investimenti condivisi, puoi scorporare dal Patto. Non è sufficiente per me, continuerò all'interno del partito politico europeo di cui faccio parte, che su questi temi ha ancora una timidezza incomprensibile, e all'interno del Consiglio europeo, a combattere perché gli investimenti che servono a ridurre la bolletta energetica in Italia, che cuba circa 5 miliardi di euro, possono essere esclusi dal Patto di stabilità; che gli investimenti in banda larga possono essere esclusi dal Patto di stabilità; così come gli investimenti in edilizia scolastica o per le nostre periferie, e una delle voci più rilevanti dal punto di vista simbolico della nostra legge di stabilità è proprio l'emendamento che è stato introdotto al Senato allo scopo di intervenire su un progetto urbanistico dentro le periferie.

   Si salvano le periferie non con le manifestazioni e con i cortei ma con i campi sportivi, con l'urbanistica, con un'edilizia degna di questa nome e con la presenza di un volontariato che sia volontariato e associazionismo e che non sia un finto terzo settore che cerca di lucrare sulle disgrazie in modo inqualificabile.






 In questo scenario, e ho finito, i due temi di discussione profonda che noi troviamo giovedì sul tavolo del dibattito del Consiglio europeo saranno dunque: la politica estera intesa come capacità dell'Europa di avere una propria dignità e la politica degli investimenti intesa come novità. Finalmente si smette di parlare soltanto di chi fa i compiti e chi no, di chi ha lo 0,1 in più o in meno, di chi è più attento alla austerity che alla salute dei propri figli.



   Però, rinviando naturalmente un bilancio del semestre al prossimo appuntamento parlamentare, rinviando il bilancio del semestre al discorso del 13 gennaio a Strasburgo in cui concluderemo i lavori della nostra Presidenza, rinviando un bilancio ad occasioni più articolate, essendo questo semplicemente il momento della presentazione del Consiglio di giovedì, permettetemi di dire che, se vale il principio einaudiano dell'ideale a disposizione dell'Europa, dobbiamo avere il coraggio di dirci che l'Italia dei prossimi anni deve poter giocare alcune carte in più nel dibattito europeo.



   Il Ministro della cultura, nel momento in cui abbiamo ricevuto la lettera firmata Juncker e Timmermans – anche questo è interessante, perché la lettera viene firmata dal primo Vicepresidente trattandosi di un Governo di coalizione, è un richiamo anche questo, simbolico, alla politica –, mi ha sottolineato ed evidenziato come sia incredibile che nei dieci punti citati dal Presidente e dal primo Vicepresidente non ricorra una sola volta la parola cultura.







   È vero, io sono d'accordo con lui, è un limite grosso, perché la cultura non è semplicemente la gestione di siti museali o il tentativo di utilizzare meglio le risorse di cui disponiamo e di cui la storia ci ha fatto prezioso dono. La cultura è, innanzitutto, un senso dell'identità e, se l'Europa rinuncia alla cultura, l'Europa rinuncia a se stessa. Ma – questo è ciò che penso – noi abbiamo bisogno di farlo soltanto se recuperiamo una dimensione di credibilità nazionale.



  Nella discussione di ieri, dopo il lancio della candidatura dell'Italia e in particolar modo di Roma alle Olimpiadi del 2024, ho notato come vi sia stata una reazione davvero sorprendente che è profondamente trasversale, che incrocia una parte delle opposizioni con una parte della maggioranza, che incrocia i guru dell'antipolitica con i profondi pensieri lunghi di strateghi dell'attualità contemporanea. Tutti a dire: impossibile fare le Olimpiadi in Italia, perché c’è chi ruba.



   Se c’è chi ruba, si manda in galera. Se c’è chi ruba, si persegue. Se c’è chi ruba, si va avanti senza ricorrere a rinunciare, senza ricorrere a rinunciare per esempio a perseguire come parte civile i tesorieri che rubano. Se si pensa che qualcosa non funzioni, lo dico perché è stato detto...




 DAVIDE CAPARINI. Proprio tu lo dici !




 MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Proprio tu lo dici: sì, e mi riferivo esattamente a chi è intervenuto. Se c’è chi ruba (Commenti del deputato Giancarlo Giorgetti)...se c’è chi ruba, vedo l'entusiasmo del capogruppo Giorgetti, lo capisco, dell'autorevole personalità Giorgetti. Credo che, se c’è chi ruba, bisogna avere il coraggio di intervenire, di mandarli in galera...



   FEDERICO D'INCÀ. Magari, fallo subito !







 MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri.. ..e di alzare le pene per evitare i patteggiamenti e anche di insistere in un'idea di Paese per il quale chi fa politica non smercia diamanti, ma chi fa politica prova a recuperare la propria dignità proponendo un sogno per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia-Centro Democratico).




 Allora, le Olimpiadi in Italia non sono semplicemente una manifestazione sportiva, sono un sogno, sono un'idea, sono un progetto che deve essere rigoroso, che deve essere tenace, che deve essere di alta qualità; ma sentirsi dire « l'Italia non può fare questo perché qualcuno non è all'altezza di questa sfida», frustra non i desideri di chi è in quest'Aula, ma frustra le speranze dei nostri concittadini.
  Chiudo, allora, pensando a dov'ero qualche giorno fa. Ho citato la Turchia, e ho citato la Turchia anche per ricordare un fatto di cronaca accaduto dopo, che mi ha molto colpito; quando sono stato a Istanbul con un viaggio di ventiquattro ore fra Ankara e Istanbul la settimana scorsa, ho scelto di andare in un posto simbolico, nel terzo ponte del Bosforo.



È un ponte che in queste ore, in questi giorni, in queste settimane viene realizzato a tempi record per la nostra burocrazia (diciamo che lo costruiscono nel tempo necessario per noi per convocare la Conferenza dei servizi), motivo per il quale sarà urgente e necessario che, una volta terminata la fase delle riforme costituzionali, il Senato torni rapidamente a discutere della delega sulla pubblica amministrazione che si inserisce esattamente in questo profilo.









Quel ponte è un ponte simbolico, è un ponte che lega l'Europa all'Asia, è un ponte realizzato dalle autorità turche, è un ponte che ha bisogno della tecnologia made in Italy, dell'ingegneria made in Italy, è un ponte che nasce al Politecnico di Milano. È un ponte che si affida e si avvale della collaborazione di cinque, fra i tanti, ingegneri che hanno vinto un premio organizzato dalla singola azienda che va a prendere i migliori, i più bravi nelle singole università italiane, perché là dove c’è da costruire innovazione, il mondo chiede l'Italia.




 L'Italia può rannicchiarsi e non giocarsela questa partita, come vorrebbero fare quelli che sono contrari alle Olimpiadi, quelli che vorrebbero fare quelli che dicono: no alla politica estera, è roba da addetti ai lavori; quelli che ci dicono: rinunciamo. Ma l'Italia ha nel suo DNA la capacità di investire sull'innovazione, la tecnologia e l'alta qualità e, se mi permettete – ed è davvero l'elemento conclusivo – l'Italia è anche capace di costruire i ponti, di costruire i ponti fisici.



  La qualità, l'innovazione di quel ponte è meravigliosa. Ma per chi, come noi, ha iniziato a fare politica con Giorgio La Pira, quella frase, «abbattiamo i muri, costruiamo i ponti», è una frase che vale molto oggi in Europa.






 Venticinque anni fa crollava il muro di Berlino, venticinque anni fa crollava il muro che divideva due Europe e due Germanie. Il compito del nostro Paese è quello di costruire i ponti non di abbattere i muri, ma costruire i ponti significa tornare a credere che si possa oggettivamente realizzare qualcosa di grande per il nostro Paese, senza essere tifosi non di un Governo o dell'altro, ma tifosi contro l'Italia.






 Ecco perché i due elementi di novità che il Consiglio europeo affronterà giovedì, la politica estera come luogo di dignità della politica comunitaria e il piano degli investimenti, che certo si può migliorare, che certo dovrà essere approfondito, come il primo segno in cui finalmente torniamo a discutere di crescita e non solo di austerità, sono due passi in avanti rilevanti. Ma senza l'ideale al quale facevo riferimento, introducendo l'intervento, non c’è spazio per nessuno e non c’è spazio per l'Italia e noi, in nome dell'ideale, porteremo un'Italia più forte e più credibile all'interno delle istituzioni europee (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra, Per l'Italia-Centro Democratico e Misto).



   CARLO SIBILIA. Amen !




 PRESIDENTE. Grazie, Presidente Renzi. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.




 È iscritto a parlare il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.




 MARCO CAUSI. Grazie Presidente. Mi permetta, Presidente Boldrini e Presidente del Consiglio dei ministri, di cominciare con questa osservazione: a me sembra ancora insufficiente in Italia, la comprensione della storica e profonda battaglia politica che è in corso in Europa. Tre schieramenti si confrontano in Europa: da un lato, i popolari, ma soprattutto i Paesi del nord, che sostanzialmente dicono che va tutto bene così; poi, gli antieuropeisti, il cui richiamo politico-demagogico cresce a vista d'occhio con la crisi e con la disoccupazione; poi i socialisti e i democratici, che vogliono un'Europa migliore, più orientata alla crescita e all'occupazione.


Roberto Benigni I Dieci Comandamenti in TV - Ascolti Boom!



Roberto Benigni I Dieci Comandamenti in TV - Ascolti Boom!

Serena Rossi Tale e Quale Show Without You di Mariah Carey



Serena Rossi Tale e Quale Show Without You di Mariah Carey

lunedì 15 dicembre 2014

Roberto Benigni 10 Comandamenti in TV su RAI1 - NEWS



Roberto Benigni 10 Comandamenti in TV su RAI1 - NEWS

Benigni i Dieci Comandamenti Show in TV - News e Anticipazioni



Benigni i Dieci Comandamenti Show in TV - News e Anticipazioni

Christmas Song The First Noel Carol Music & St Peter's Basilica



Christmas Song The First Noel Carol Music & St Peter's Basilica

Squadra Antimafia (Non è il Film !) - Sequestri a Matteo Messina Denaro

GUARDIA DI FINANZA E R.O.S. CARABINIERI SEQUESTRANO BENI IMMOBILI E DISPONIBILITA’ FINANZIARIE PER OLTRE 20 MILIONI DI
EURO ALL’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA CAPEGGIATA DA LATITANTE MATTEO MESSINA DENARO.

TRAPANI-PALERMO.



 Un ulteriore e duro colpo al patrimonio della famiglia mafiosa del latitante Matteo MESSINA DENARO e’ stato inferto con il sequestro di diversi complessi aziendali, attività agricole e commerciali, terreni e fabbricati, autoveicoli, beni mobili
strumentali e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.







Il sequestro, disposto dalle Sezioni Misure di Prevenzione dei Tribunali di Palermo e di Trapani, su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha interessato diversi soggetti ed imprenditori, tutti arrestati nel dicembre 2013 in quanto coinvolti, a vario titolo, nel supporto alla latitanza del boss Matteo MESSINA DENARO e nel controllo degli interessi economici riconducibili a quest’ultimo.



 I provvedimenti concludono indagini economico - patrimoniali svolte congiuntamente dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, dal

Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma (S.C.I.C.O.) e dai carabinieri del R.O.S e del Comando Provinciale di Trapani,sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. La ricostruzione patrimoniale ha permesso di definire le infiltrazioni di “Cosa Nostra” e dei suoi leader storici, fra cui Matteo MESSINA DENARO, negli affari di diverse società ed attività agricole e commerciali, dislocate in diverse province della Sicilia e del Sud Italia.



 In particolare, l’indagine ha fatto luce sulle modalità di controllo delle attività economiche e produttive sul territorio, da parte dell’organizzazione capeggiata dal MESSINA DENARO, attraverso la gestione occulta di società e imprese di diretta emanazione criminale, operanti in svariati settori.



 Le investigazioni hanno permesso di svelare, oltre alle personali responsabilità penali degli indagati nell'azione di supporto alla

latitanza del boss trapanese, l’esistenza di un circuito imprenditoriale teso ad assicurare un completo controllo economico del territorio nel settore dell’edilizia e del relativo indotto, mediante la gestione e la spartizione di importanti commesse.



 Tra i soggetti interessati dai provvedimenti ha assunto particolare rilievo la posizione di Giovanni FILARDO (cugino del latitante Matteo MESSINA DENARO), al quale è stata contestata la titolarità di fatto di società operanti nel settore dell’edilizia. Il citato soggetto, a fronte di redditi esigui, aveva evidenziato significative disponibilità, sia di tipo aziendale che personale, che sono risultate di provenienza illecita.



 Precedenti attività investigative della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Trapanihanno invece evidenziato il ruolo di Francesco SPEZIA nella condotta finalizzata all'intestazione fittizia della SPE.FRA Costruzioni Srl.

Gli accertamenti hanno, inoltre, fatto emergere elementi di interesse investigativo sul livello di collocazione all’interno dell’organizzazione di Vincenzo TORINO e Aldo Tonino DI STEFANO, quali prestanome della Fontane d’oro Sas, impresa operante nel settore olivicolo, ritenuta di importanza cruciale sul territorio campobellese.

L’articolata attività aveva già permesso di accertare la riconducibilità alla famiglia mafiosa di Castelvetrano di diverse attività economiche, controllate da Antonino LO SCIUTO, le cui vertenze per la spartizione dei guadagni venivano risolte, in taluni casi, da Francesco

GUTTADAURO, figlio di Filippo e Rosalia MESSINA DENARO, quale collettore delle relazioni connesse all'attività di sostentamento della famiglia dei MESSINA DENARO e dello stesso latitante.



 Le indagini hanno altre sì documentato come LO SCIUTO abbia gestito, per conto dell’organizzazione, la realizzazione di importanti commesse pubbliche e private nell'area di Castelvetrano, tra le quali figurano le strade della zona industriale e leopere di completamento del c.d. “Polo Tecnologico” di contrada Airone, nonché i lavori per le piazzole e le sottostazioni elettriche del parco eolico denominato “Vento Divino”, nel comune di Mazara del Vallo (TP), a seguito di un accordo spartitorio con quest’ultimo mandamento mafioso. In tale contesto, sono state anche accertate le modalità di aggiramento dei vincoli imposti dal protocollo di legalità sottoscritto con la Prefettura di Trapani dall'appaltatore del parco eolico, l’impresa “Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative Srl”.



La piena riconducibilità delle vicende societarie alla famiglia del latitante veniva confermata dai conflitti sulla spartizione degli utili d’impresa, ritenuta iniqua da Patrizia MESSINA DENARO e da Rosa SANTANGELO, zia del ricercato, con l’intervento risolutore, anche in questo caso, di Francesco GUTTADAURO.

Il dispositivo comprende, inoltre, le indagini sviluppate nei confronti di Nicolò POLIZZI, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, ritenuto uno dei principali referenti dei flussi di comunicazioni mafiose verso la provincia di Palermo, con particolare riferimento ai contatti preparatori delle riunioni, tra il noto Francesco LUPPINO e i responsabili dei mandamenti di Cosa Nostra palermitana. Il LUPPINO costituiva, infatti, all'epoca in cui le articolazioni palermitane di Cosa Nostra stavano tentando di ricostituire la Commissione Provinciale, il referente trapanese delle comunicazioni destinate a Matteo MESSINA DENARO.



Dopo l’arresto del LUPPINO, lo sviluppo delle investigazioni nei confronti di Nicolò POLIZZI consentiva l’acquisizione di elementi che, oltre a confermarne la contiguità al latitante di Castelvetrano, definivano il ruolo di condizionamento delle commesse pubbliche e private in ambito locale. In particolare, il predetto emergeva quale referente nella gestione di alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villaggio turistico della catena Valtur, in località Tre Fontane a Campobello di Mazara, ad opera della società Mediterraneo Villages S.p.A. di Carmelo PATTI, originario di Castelvetrano.



 Un ruolo di particolare importanza per il sostegno logistico al latitante era stato offerto anche da Girolamo CANGIALOSI che, nel novembre 2007, aveva partecipato alla predisposizione delle condizioni logistiche per l’effettuazione di un incontro tra Francesco LUPPINO e gli allora latitanti Sandro e Salvatore LO PICCOLO, nonché da Mario

MESSINA DENARO, cugino del latitante, il quale, come è emerso sviluppando le indaginisvolte dalla Squadra Mobile di Trapani, si era reso protagonista di attività estorsive sul territorio, per reperire le somme necessarie al sostegno economico dei familiari dei detenuti in carcere.



 Tra i beni sottoposti a sequestro si annoverano 3 società, 7 quote societarie e 4 ditte individuali, 12 autovetture, 4 veicoli industriali, 1 motociclo, 13 autocarri, 3 semirimorchi, 1 fabbricato industriale, 1 immobile a destinazione commerciale, 8 immobili ad uso abitativo, 29 terreni, 4 fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari, depositi a risparmio, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.



 


Sydney Attacco Terrorista ISIS in Bar Lindt con Ostaggi - 4 Bombe?



Sydney Attacco Terrorista ISIS in Bar Lindt con Ostaggi - 4 Bombe?

Sydney Siege : Terrorist Demands IS Flag Says 4 Bombs in City

The crisis began at the Lindt Chocolate Café in 53 Martin Place, Martin Place, Sydney (opposite the Seven Network's studios) at around 9:45 a.m. AEDT. Hostages were seen holding up the black flag of Islam with the Arabic shahādah "There is no God but Allah and Muhammad is the messenger of God".

One of the hostages was reportedly being used as a human shield by the gunman.



Prior to the siege, the automatic sliding doors of the cafe were disabled.







It was initially estimated that there were 13 people inside. However, other sources initially gave estimates as high as 50, while New South Wales Police Deputy Commissioner Catherine Burn said in an afternoon press conference that a police estimate of the number of hostages was less than 30.

According to Sydney 2GB radio announcer Ray Hadley, the gunman demanded to speak to the Prime Minister live on radio, although these reports are unconfirmed. There were also further alleged reports that the gunman stated that there were four "devices" located around Sydney. However, New South Wales Police Commissioner Andrew Scipione stated that none of the alleged "devices" were found during the investigations.

Nine Network has reported that two hostages currently inside the building have made contact with their newsroom, but for security reasons, details of the hostages or what they have reported cannot be released.

Burn confirmed that around 3:37 p.m., two hostages emerged from the front entrance of the building, followed by a third hostage who ran out from a fire exit at the side of the building. Media outlets advised that the hostages were not released, but escaped, though details were not immediately available.



 It was later confirmed by police that all three hostages escaped.Subsequent to the debriefing of the escaped hostages, authorities advised that no more than 15 hostages remained under the control of the gunman. At approximately 4:58 p.m., two female hostages ran from another entrance of the building and were met by police.

It was later reported that the gunman demanded for a flag of the Islamic State of Iraq and the Levant to be delivered to him in exchange for some of the hostages, and that he speak with the Prime Minister in person. He allegedly claimed that he had placed two explosive devices inside the cafe and another two in the Sydney central business district.


giovedì 11 dicembre 2014

Napolitano Video Discorso a Presidente Germania Gauck

Caro Presidente Gauck,
Caro Sindaco di Torino, che oggi insieme alla Sua città ci ospita con tanto calore,
Carissimi giovani,
Signore e Signori,

sono molto lieto di poter questa sera assistere, insieme al Presidente Federale tedesco, all'avvio dell'anno "Torino-Berlino", che si preannuncia nutrito di iniziative nei più diversi ambiti del rapporto bilaterale e la cui portata va al di là di un ponte tra due grandi, belle, importanti città, per assumere una marcata valenza nazionale, offrendo un utilissimo stimolo per dare impeto nuovo e accresciuto alimento al rapporto tra Italia e Germania, già oggi ricco e vitale.

Sono anche particolarmente lieto di poter dare l'avvio qui ad un qualificato Forum italo-tedesco di dialogo e confronto ad alto livello, la cui idea è nata da un nostro informale seminario al Quirinale, quasi con l'obbiettivo di rispondere alle preoccupazioni che sorgevano in me, ben più di un anno fa, mentre vedevo profilarsi all'orizzonte una serie di malumori e di difficoltà.





Tali difficoltà sono apparse principalmente legate alle diverse dinamiche dell'economia italiana e di quella tedesca ed alle diverse impostazioni su cui si è messo via via l'accento a Berlino e a Roma per far fronte alla crisi che ormai da troppi anni pesa sul continente.



 Domani, i panel in cui si articola l'iniziativa entreranno certo nel vivo di tale questione, che è assai complessa e portatrice di non secondarie conseguenze, non solo per le nostre economie nel loro complesso e nei loro diversi settori, ma anche e soprattutto per la gente, per i nostri popoli e per il futuro dei nostri giovani. Sono certo che dal confronto di domani emergeranno anche idee nuove e positive per contrastare un certo affievolimento dei contatti tra le diverse articolazioni delle nostre società - al livello di università, partiti politici, mezzi di informazione - e per mettere anzi a profitto quello che va considerato uno dei principali punti di forza dell'Europa di oggi : cioè proprio il rapporto tra Italia e Germania. Un rapporto nel quale così profondamente l'economia si intreccia e integra con la politica e la politica con la cultura.



 Ma oltre alle iniziative cui ho fatto cenno, quest'incontro è per me, per noi - caro Presidente Gauck - carico di significato e di emozione.
Non posso non considerare l'appuntamento di questa sera - che si svolge di fronte ad una platea numerosa e qualificata e che include tanti nomi significativi del rapporto italo-tedesco nel settore della finanza, dell'industria, del giornalismo, della cultura - come culmine della collaborazione e amicizia stabilitesi felicemente tra me, in una fase già molto avanzata del mandato, e il Presidente Gauck nelle prime fasi del suo mandato. Al manifestarsi e crescere della stima reciproca e dell'impegno comune, si è da subito accompagnata una scintilla di personale simpatia e fervore morale.
E mi piace perciò sottolineare come l'incontro di oggi si ricolleghi inevitabilmente a quello che nella mia mente è rimasto impresso come il momento più alto e significativo nel rapporto, non solo tra noi due, ma tra i Capi di Stato italiani e tedeschi.





Mi riferisco al nostro intervento alla cerimonia commemorativa dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema. Già allora, pur brevemente e lasciando che fosse la nostra stessa presenza in quel luogo a parlare, cercammo infatti di toccare il punto centrale, il cuore del rapporto italo-tedesco che ha saputo risorgere dopo gli anni distruttivi e dolorosi delle dittature e delle guerre, e attingendo nuovamente alle radici di un'intesa e di una cross fertilization che ha pochi eguali nella storia dell'Europa e del mondo.

Ci ritroviamo, a ventuno mesi da quell'incontro, in una circostanza e in un ambiente assai più gioiosi, ma sempre impegnati a riandare al punto centrale e al cuore del rapporto tra i nostri due paesi, con l'obbiettivo ben netto di imprimervi nuovo slancio e nuovo vigore, dopo un periodo di indubbia criticità e difficoltà sul piano generale europeo. Troppo spazio abbiamo forse dedicato - noi, i nostri governi, i giornali, le aziende, le banche - al confronto su questioni finanziarie e tecniche, che si stanno rivelando di grande peso per le nostre economie e per la vita dei nostri cittadini, ma che non possono e non devono farci dimenticare una più ampia visione comune, guidata dall'aspirazione irrinunciabile a portare fino in fondo, insieme, il grande processo dell'unione politica, della creazione di un'Europa che sia davvero la casa comune di tutti i suoi cittadini. Una casa dove essi possano sentirsi veramente, principalmente, essenzialmente cittadini europei.

Dei passi significativi si sono tuttavia compiuti dopo il nostro incontro a Sant'Anna : in occasione - ad esempio - delle elezioni per il Parlamento europeo. Alla vigilia di quelle elezioni, io e lei, Presidente Gauck, lanciammo un "appello" insieme al Presidente polacco Komorowski, per mettere i cittadini dell'Unione in guardia contro le derive del populismo e di un antieuropeismo che ha trovato fertile humus in una crisi economica difficilissima da gestire.





Abbiamo chiamato gli elettori a riacquisire e diffondere la consapevolezza che all'integrazione dobbiamo settant'anni di crescita e progresso sociale e civile e innanzitutto - premessa essenziale - di pace in Europa. Come sottovalutare questa conquista preziosa, culminata a fine secolo nell'unificazione dell'Europa dell'Ovest, del Centro e dell'Est entro le istituzioni e le regole dei Trattati, a partire da quelli di Roma?
La conquista della pace in Europa grazie all'integrazione viene comunque oggi riproposta irresistibilmente in piena luce da straordinarie ricorrenze come quella dello scoppio della Prima Guerra mondiale e quella, all'altro estremo di una lunga parabola, della caduta del Muro di Berlino.
Sono convinto - come ogni europeo responsabile - che le lezioni del passato siano rilevanti se vengono tenute in considerazione per l'adozione delle decisioni dell'oggi. Se vi fu un conflitto nella Storia che avrebbe potuto essere evitato con una maggiore comprensione delle reciproche posizioni ed una minore propensione al ricorso incondizionato allo strumento militare, quel conflitto fu la Grande Guerra. Una guerra la cui portata fu così devastante da porre le premesse per il precipitare dell'Europa, appena venti anni dopo, nel baratro del secondo conflitto mondiale.

Italiani e tedeschi sono stati segnati così in profondità dalle guerre del XX secolo da dover ripensare fino in fondo non solo le rispettive politiche internazionali, ma il senso stesso della propria identità nazionale. I nostri paesi hanno allora visto l'Occidente come grande culla non solo per l'Europa e l'Europa come casa comune, dove la difesa dei propri valori e delle proprie legittime aspirazioni non deve e non può prescindere dal rispetto e dalla collaborazione con gli altri Stati.



E che questa nuova sensibilità sia stata accompagnata da un'analisi rigorosa delle proprie responsabilità storiche, Italia e Germania lo hanno mostrato anche attraverso un processo di obbiettiva, seppur dolorosa, ricostruzione di quel passato in chiave severamente autocritica.

75 anni più tardi, il 9 novembre del 1989 cadeva il Muro di Berlino, città-simbolo della tragedia che divise non soltanto la nazione tedesca, ma anche l'Europa e il mondo, e si concludeva dopo le due guerre combattute e sofferte innanzitutto in Europa, anche la Guerra Fredda.

Il richiamo a quel sanguinoso "secolo breve" e a quel cammino verso la pace dell'Europa via via unitasi che infine lo riscattò, è decisivo anche per orientarci e per operare efficacemente in un mondo interdipendente e globalizzato in cui sono venuti diffondendosi - negli ultimi anni come non mai - vecchi e nuovi, allarmanti focolai di tensione e di conflitto, anche non lontano dalle frontiere dell'Europa. E perché l'Europa possa fare in questo contesto la sua parte, essa deve attingere alle prove affrontate e, dal 1950, superate lungo una strada nuova.
La perdita di contatto con il nostro passato che si è venuta, da anni, via via verificando nelle nostre società, va considerata una delle più gravi malattie della nostra epoca. Un morbo contagioso anche per le classi dirigenti, come ci hanno dimostrato questi anni difficili, di crisi economica profonda.



E' paradossale infatti come allo slancio che ci ha permesso di giungere alla moneta unica - cioè al traguardo finora più avanzato del nostro percorso di integrazione - siano seguiti momenti di massima divaricazione nell'Unione, tra i suoi paesi o Stati membri, i loro governi,le loro leadership.

C'è stata - questa è la verità - una complessiva inadeguatezza a padroneggiare le implicazioni della creazione dell'Euro e di una politica monetaria sovranazionale, a darvi tutte le proiezioni e gli sviluppi necessari sul piano delle politiche fiscali ed economiche e ad avanzare sul terreno di una Unione Politica. Uscire da quei limiti fatali e sciogliere in questa ottica i nodi di una crisi nata fuori d'Europa ma degenerata in Europa nella più profonda e ostinata recessione, questa è la nostra responsabilità. Di Italia e Germania in modo particolare, per il peso che abbiamo avuto nei decenni più fecondi della costruzione europea.

Quel che dobbiamo chiedere a noi stessi ce lo suggerisce la consapevolezza della straordinaria genuinità e forza ispiratrice che animarono i nostri padri fondatori - specie italiani e tedeschi - dell'Europa comunitaria e, con essi, della loro generazione.





E' un fatto che in vicende complesse di crisi della Comunità mai s'incrinò l'apporto coerente e costruttivo di Italia e Germania, da cui non venne mai alcuna "politica della sedia vuota" o alcuna pretesa di "giusto ritorno" e nemmeno vennero voti referendari contro il progetto di Trattato costituzionale. E forse se dall'Italia di De Gasperi e dalla Germania di Adenauer, fu tracciata e lasciata in eredità ai propri successori una così profonda visione europeistica in senso politico e federale, fu anche perché Italia e Germania erano i paesi che più tragicamente avevano pagato l'avventura nazionalistica. Commuovono ancor oggi i ritratti che di Adenauer e di De Gasperi ci dà nelle sue Memorie Jean Monnet, sottolineando l'intesa tra loro.

Ebbene, essere all'altezza di quella tradizione, significa per voi, cari amici tedeschi, e per noi italiani reagire senza ulteriore indugio a un pericolo che chiamerei di immeschinimento del clima nel rapporto tra i nostri paesi.
Le difficoltà ci sono, i dissensi anche, ma occorre superarli attraverso una pubblica discussione che non smarrisca mai il senso del limite e soprattutto il valore dei tanti momenti alti della nostra collaborazione. La discussione non può scivolare sul terreno dei luoghi comuni, dei cliché negativi che rimbalziamo da una parte all'altra.



 Ma partiamo dalla sostanza. Credo che condividiamo tutti la drammatica priorità del cercare risposte al problema della disoccupazione, e specialmente di quella giovanile, che fa tutt'uno con interrogativi assillanti sul futuro delle nuove generazioni.

Di qui l'impegno che in termini generali non ha potuto non essere condiviso, sia pure con accentuazioni diverse, dalle istituzioni dell'Unione : l'impegno a sconfiggere la recessione, scongiurare la deflazione, adottare misure idonee a rilanciare la crescita ponendola su basi di maggiore produttività e competitività delle nostre economie. E ciò senza trascurare - come egualmente sembra da tutti riconoscersi - la prospettiva del riequilibrio e risanamento delle nostre finanze pubbliche, dei nostri bilanci.



 Ma il confronto sul rapporto tra queste due istanze cruciali, su come focalizzare le politiche economiche e finanziarie europee, su quali strumenti di intervento privilegiare, è un confronto complesso e serio, che non dovrebbe conoscere polemiche unilaterali e produrre contrapposizioni paralizzanti. Tantomeno si dovrebbe risalire da divergenze concrete, o da tensioni nella ricerca di soluzioni condivise, a presunti vizi organici o malattie ricorrenti che consentirebbero di etichettare negativamente l'uno o l'altro dei nostri paesi.

Liberiamoci, cari amici, di queste fuorvianti tendenze alle valutazioni o definizioni sommarie se non sprezzanti. E il peggio è il non considerare mai credibili le posizioni dell'altro. Spesso dimentichiamo che la solidarietà, nel senso più comprensivo e serio del termine, è un pilastro della costruzione europea : mentre la diffidenza reciproca ne è un micidiale fattore dissolvente.

Dalla diffidenza reciproca e dalla svalutazione delle esigenze e delle proposte altrui, non è poi così lontano il rischio di una ricaduta nazionalistica.



 Non bisogna solo pensare - per esorcizzarlo - al nazionalismo aggressivo e bellicistico in cui s'immersero i nostri paesi nella prima metà del Novecento, ma a un nazionalismo che già si avverte nel porre l'interesse del proprio paese - e le politiche che esso detta - al di sopra di una responsabile identificazione con l'interesse comune europeo, che fin dall'inizio fu posto a base di un'evoluzione unitaria dell'Europa come entità economica e politica sempre più integrata.
Il recuperare quello spirito del grande disegno europeo, e adeguare le istituzioni dell'Unione, il loro modus operandi, la loro capacità di iniziativa e di guida, è l'obbiettivo che la Presidenza di turno italiana si è proposto in questo semestre, che ha coinciso con il decollo, dopo le elezioni del Parlamento di Strasburgo, di un nuovo ciclo istituzionale. Credo che il governo italiano abbia ben accompagnato questo decollo, contribuendo al raggiungimento di soluzioni unitarie valide innanzitutto per il varo della nuova Commissione e per il conferimento dei nuovi massimi incarichi al vertice delle istituzioni.





 Abbiamo posto con eguale nettezza all'ordine del giorno del semestre di presidenza italiana un deciso avanzamento del necessario processo di riforme interne - nel rispetto delle regole di bilancio - e il contributo all'avvio di un nuovo corso delle politiche dell'Unione in funzione del superamento della crisi che ancora pesa sulle nostre economie, sulle nostre società. Ne farà il punto - in occasione della chiusura del semestre - il nostro Presidente del Consiglio dinanzi al Parlamento di Strasburgo.

Ma desidero concludere tornando al valore di questo Forum come rilancio di un impegno ad allargare, su tutti i piani, l'orizzonte dei rapporti tra Italia e Germania, non solo tra i nostri Stati, tra i nostri governi, tra le nostre rappresentanze nelle istituzioni europee, ma tra le nostre società - le nostre forze sociali, mondo delle imprese e mondo del lavoro - così come tra le nostre realtà ed energie culturali.



 






Come ha ben detto qui il professor Rusconi, ci sono "enormi lacune" nella nostra conoscenza reciproca. Più questa si approfondirà, più risulterà in piena luce quel che rappresentiamo, quel che ci distingue e quel che ci unisce. Le insopprimibili differenze vitali e culturali tra i nostri popoli sono, se correttamente intese ed apprezzate, una ricchezza per tutta l'Europa, al pari dell'esperienza che insieme, Germania e Italia, ci ha coinvolto, fianco a fianco, sulla strada dell'unità europea. Senza dialogo costante e in profondità, senza pieno rispetto reciproco, amicizia e organica collaborazione, tra Germania e Italia, non c'è Europa, non può esserci futuro per un'Europa unita nel mondo di oggi e di domani.



 La ringrazio ancora, caro Presidente Gauck, per aver accettato di condividere con noi l'occasione e la riflessione di questo Forum a Torino, portandoci il contributo del suo nobile europeismo, e del suo magistero spirituale e morale.

mercoledì 10 dicembre 2014

Roma Manchester City Champions League 10/12/2014



Roma Manchester City Champions League 10/12/2014

Nuovo Cinema Paradiso Colonna Sonora di Ennio Morricone al Sax



Nuovo Cinema Paradiso Colonna Sonora di Ennio Morricone al Sax

How Insensitive Bossa Nova Antônio Carlos Jobim - Soprano Sax

Soprano sax live concert: How Insensitive is a bossa nova by Antônio Carlos Jobim.
Insensatez (usually translated to How Insensitive in English, although the Portuguese word really means 'absurdity' or 'folly') is a bossa nova jazz standard composed by Antônio Carlos Jobim, loosely based on Frédéric Chopin's Prelude No.4 with lyrics by Vinícius de Moraes. The English lyrics were written by Norman Gimbel.



 






Christmas Song - Carol Music Live Choir - 4 Girl Sing



Christmas Song - Carol Music Live Choir - 4 Girl Sing

Crozza di Martedì 9 Dicembre 2014 - Video Sintesi Copertina



Crozza di Martedì 9 Dicembre 2014 - Video Sintesi Copertina

Girls in Lingerie & Bikini Contest - Miss Intimo : Hot & Gorgeous



Girls in Lingerie & Bikini Contest - Miss Intimo : Hot & Gorgeous

lunedì 8 dicembre 2014

domenica 7 dicembre 2014

Mango è Morto - Cantautore di Lei Verrà e Bella d'Estate





Mango è Morto - Cantautore di Lei Verrà e Bella d'Estate
Ecco i singoli e canzoni di successo di Mango.

1976 - La mia ragazza è un gran caldo/Tu pioggia io mattino (RCA Italiana)
1977 - Fili d'aria/Quasi amore (Numero Uno)
1978 - Una danza/Non aspettarmi (Numero Uno)
1979 - Angela ormai/L'acquazzone (Numero Uno)
1982 - È pericoloso sporgersi/Fuori gioco (Fonit Cetra)
1984 - Oro/Lungo bacio, lungo abbraccio (Fonit Cetra)
1985 - Australia(Fonit Cetra)
1985 - IL Viaggio/Nella Baia(Fonit Cetra)
1986 - Lei verrà/Show (Fonit Cetra)
1986 - Odissea (Fonit Cetra) (promo jubox)
1987 - Dal cuore in poi/Inseguendo il vento (Fonit Cetra)
1987 - Bella d'estate/Stella del nord (Fonit Cetra)
1990 - Tu... sì/Ma che musica c'è (Fonit Cetra)
1990 - Nella mia città/Come Monna Lisa (Fonit Cetra)
1992 - Mediterraneo (Fonit Cetra) (promo jubox)
1994 - Giulietta (EMI) (promo jubox)
1995 - Dove vai (EMI) (promo jubox)

One Direction a Roma #1D4U Italia1D in TV su Italia 1 - Fan in Delirio



One Direction a Roma #1D4U Italia1D in TV su Italia 1 - Fan in Delirio

Mafia Capitale a Roma : Operazione Terra di Mezzo : Campidoglio



Mafia Capitale a Roma : Operazione Terra di Mezzo : Campidoglio

One Direction a Roma per Italia1D - Limousine Sospetta all'Aventino!



One Direction a Roma per Italia1D - Limousine Sospetta all'Aventino!

Mafia Capitale a Roma - Niki Giusino in Campidoglio Commenta



Mafia Capitale a Roma - Niki Giusino in Campidoglio Commenta

sabato 6 dicembre 2014

Christian De Sica e Vanzina al Funerale di Manuel - Video



Christian De Sica e Vanzina al Funerale di Manuel - Video

Richard Gere Time Out of Mind Red Carpet at Rome Film Fest



Richard Gere Time Out of Mind Red Carpet at Rome Film Fest

Orion Spacecraft Launch - Journey to Moon & Mars - NASA Video



Orion Spacecraft Launch - Journey to Moon & Mars - NASA Video

Orion Launch Video New Era of American Space Exploration - NASA

Video by NASA about the Orion Launch, the beginning of a new Era of American Space exploration.
Launch of Orion
The United Launch Alliance Delta IV Heavy rocket, with NASA’s Orion spacecraft mounted atop, lifts off from Cape Canaveral Air Force Station's Space Launch Complex 37.





 The Orion spacecraft will orbit Earth twice, reaching an altitude of approximately 3,600 miles above Earth before landing in the Pacific Ocean. No one is aboard Orion for this flight test, but the spacecraft is designed to allow us to journey to destinations never before visited by humans, including an asteroid and Mars.



 





Orion Launch Video New Era of American Space Exploration - NASA

mercoledì 26 novembre 2014

Crozza di Martedì 25 Novembre 2014 - Sintesi Copertina



Crozza di Martedì 25 Novembre 2014 - Sintesi Copertina

Barack Obama on Ferguson Riots & Michael Brown Shooting



Barack Obama on Ferguson Riots & Michael Brown Shooting

Ferguson Missouri Riots & Protest - Michael Brown Shooting News

Michael Brown Shooting News: Riots and protest after Ferguson, Missouri, Grand Jury verdict.

From coast to coast, demonstrators took to the streets November 25 after a grand jury decided not to indict the white police officer who shot and killed an unarmed black teenager.



 Thousands rallied in Atlanta, Pittsburgh, New Orleans, Philadelphia, and Seattle, where high school students took part in a march.

The protests across the U.S. were peaceful and calm, in contrast to those staged in Ferguson, Missouri after the verdict was read.

Ferguson police officer Darren Wilson shot and killed 18-year-old Michael Brown on August 9, igniting months of protests in Ferguson, Missouri.







 Attorneys for the family of Brown condemned as biased the grand jury process that led to Monday's decision not to bring criminal charges against Wilson.

About a dozen Ferguson buildings burned overnight and 61 people were arrested on charges including burglary, illegal weapons possession and unlawful assembly, police said. Police said protesters fired guns at them, lit patrol cars on fire and hurled bricks into their lines.



 Police fired tear gas and flash-bang canisters at protesters and shops were looted.

The killing in Ferguson, a predominantly black city with a white-dominated power structure, underscores the sometimes tense nature of U.S. race relations. The St. Louis County grand jury's decision also led to protests in other major U.S. cities. The unrest came despite calls by President Barack Obama and others for police and protesters to exercise restraint.



 





 The grand jury decision shifts the legal spotlight to the ongoing U.S. Justice Department investigation into whether Wilson violated Brown's civil rights by intentionally using excessive force and whether Ferguson police systematically violate people's rights by using excessive force or discrimination.

Video by voanews.

martedì 25 novembre 2014

Ferguson Riots - Michael Brown Shooting Grand Jury : Missouri

Protests and riots flare in Ferguson , Missouri, after Grand Jury verdict on Michael Brown shooting: police officer is not indicted.



The Midwestern U.S. town of Ferguson saw its worst unrest in months, after a grand jury decided not to indict a white police officer who shot and killed an unarmed black teenager.
Violent protests erupted late Monday after officials announced charges would not be filed against officer Darren Wilson for the August shooting death of 18-year-old Michael Brown.
St. Louis County Police Chief Jon Belmar said at least a dozen buildings were set on fire, most of them destroyed. He said there were no reports of injuries.





 At least 29 people were arrested.
"Those are businesses that may never come back. So, frankly, I'm heartbroken about that," Belmar said.
"Now the good news is we have not fired a shot. As far as I know, we don't have any serious injuries to police officers, they got banged up a little bit with rocks, one lieutenant from the patrol got hit in the head with a glass bottle, but we don't have any serious injuries, and as far as I know we haven't caused any serious injuries tonight," he said.
Earlier in the night, police used smoke and tear gas to disperse the protesters, some of whom set police cars on fire and threw objects at police.





 Sporadic gunfire could be heard in the neighborhood. Demonstrations were also held in cities across America. At Times Square in New York City, protesters held signs decrying "police tyranny" and chanted the "Hands Up, Don't Shoot" slogan that has become popular at rallies against police violence. In Oakland and Chicago, protesters flooded freeways, blocking cars with their hands held in the air. A small crowd of protesters also gathered outside the White House. The August 9 shooting inflamed tensions in the predominantly black St. Louis suburb, which is patrolled by an overwhelmingly white police force.

The deadly shooting sparked weeks of sometimes violent protests and looting. Adding to the tension was the often heavy-handed response by police which used armored vehicles and tear gas. Demonstrations have continued in Ferguson and in Clayton, where the grand jury began meeting in late August. Brown's family, who have called for restraint, issued a statement saying they were "profoundly disappointed" at the ruling. Lawyers for Wilson said in a statement that the grand jury's decision shows the officer "followed his training and followed the law" during the confrontation with Brown.


In a statement from the White House, President Barack Obama acknowledged some are "deeply disappointed" at the ruling, but called on protesters to be peaceful. Attorney General Eric Holder said federal investigations continue into the shooting and into whether the Ferguson Police Department is engaging in unconstitutional practices. Calling Brown's death a "tragedy," Holder said it is "far more must be done to create enduring trust" between law enforcement and the communities they serve. Stories differed as to what happened in the August 9 shooting.

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lunedì 24 novembre 2014

Barack Obama Actions to Fix US Broken Immigration System

So here is the deal the President put forward tonight:

If you’ve been in America for more than five years; if you have children who are American citizens or legal residents; if you register, pass a criminal background check, and you’re willing to pay your fair share of taxes -- you’ll be able to apply to stay in this country temporarily, without fear of deportation. You can come out of the shadows and get right with the law.

Here is what this deal is not: Amnesty.







Amnesty is the immigration system we have now, in which millions of people live here without paying their taxes or playing by the rules, and politicians use this issue to scare and divide Americans.

That's the real amnesty -- leaving this broken system the way it is. Mass amnesty would be unfair. Mass deportation would be both impossible and contrary to our character. What I’m describing is accountability -- a common-sense, middle ground approach: If you meet the criteria, you can come out of the shadows and get right with the law. If you’re a criminal, you’ll be deported. If you plan to enter the U.S. illegally, your chances of getting caught and sent back just went up.



The best and most definitive way to fix the system is to pass comprehensive and common-sense immigration reform in Congress. Last year, 68 Democrats, Republicans, and independents in the Senate came together to do just that. That bipartisan bill would have doubled the number of Border Patrol agents; given undocumented immigrants a pathway to citizenship if they pay a fine, start paying taxes, and go to the back of the line; and boosted our economy while shrinking the deficit.

"What makes us Americans is our shared commitment to an ideal -- that all of us are created equal, and all of us have the chance to make of our lives what we will."



 But more than 500 days later, Republicans in the House continue to block the bipartisan bill from a vote. "Had the House of Representatives allowed that kind of a bill a simple yes-or-no vote, it would have passed with support from both parties, and today it would be the law," the President noted.

So the President had to act, just as every president since President Eisenhower has over this last half century.



 To those Members of Congress who question my authority to make our immigration system work better, or question the wisdom of me acting where Congress has failed, I have one answer: Pass a bill.
At the heart of the President's actions is a commitment to who we are as a nation. We are a nation that values families and works together to keep them together. We are a nation that educates the world's best and brightest, and encourages them to stay and create jobs here.



 



 We are a nation that welcomes the tired, the poor, and the huddled weary who yearn to breathe free and build a better life for their children.

As the President said:

Scripture tells us that we shall not oppress a stranger, for we know the heart of a stranger -- we were strangers once, too.
My fellow Americans, we are and always will be a nation of immigrants.



We were strangers once, too. And whether our forebears were strangers who crossed the Atlantic, or the Pacific, or the Rio Grande, we are here only because this country welcomed them in, and taught them that to be an American is about something more than what we look like, or what our last names are, or how we worship. What makes us Americans is our shared commitment to an ideal – that all of us are created equal, and all of us have the chance to make of our lives what we will.

NASA's Swift Satellite - Astrophysics Mission

To date, Swift has detected more than 900 GRBs. Its discoveries include a new ultra-long class, whose high-energy emissions endure for hours; the farthest GRB, whose light took more than 13 billion years to reach us; and the "naked-eye" GRB, which for about a minute was bright enough to see with the naked-eye despite the fact that its light had traveled 7.5 billion years.





Early in the mission, Swift observations provided the "smoking gun" that validated long-standing theoretical models suggesting that GRBs with durations under two seconds come from mergers of two neutron stars, objects with the mass of the sun that have been crushed to the size of a city.
In addition to its studies of GRBs, Swift conducts a wide array of observations of other astrophysical phenomena. A flexible planning system enables astronomers to request Swift "target-of-opportunity" (TOO) observations, which can be commanded from the ground in as little as 10 minutes, or set up monitoring programs to observe specific sources at time intervals ranging from minutes to months. The system can schedule up to 75 independent targets a day.



"These characteristics make Swift a pioneer in a burgeoning field we call 'time-domain' astronomy," said Neil Gehrels, the mission's principal investigator at NASA's Goddard Space Flight Center in Greenbelt, Maryland. "Just as we extended telescopic astronomy from visible light to other wavelengths, we are now beginning to study how the properties of astronomical objects change across a wide range of timescales, from less than a second to decades."
diagram of gamma-ray burst components

In the most common type of gamma-ray burst, illustrated here, a dying massive star forms a black hole (left), which drives a particle jet into space. Light across the spectrum arises from hot gas near the black hole, collisions within the jet, and through the jet's interaction with its surroundings.
Image Credit: NASA's Goddard Space Flight Center
Some projects require years of observations, such as long-term monitoring of the center of our galaxy -- and its dormant supermassive black hole -- with Swift's X-Ray Telescope (XRT). Astronomers also are using the spacecraft's Burst Alert Telescope to conduct a continuing survey of more than 700 active galaxies, where monster black holes devour large amounts of gas and shine brightly in X-rays and gamma rays.
Shorter-term projects included observations to map the nearest galaxies in the ultraviolet.



The most demanding object was the Large Magellanic Cloud, a small satellite galaxy orbiting our own at a distance of about 163,000 light-years. Swift's Ultraviolet/Optical Telescope (UVOT) captured 2,200 overlapping "snapshots" to cover the galaxy, producing the best-ever view in the UV. "The UVOT is the only telescope that can produce high-resolution wide-field multicolor surveys in the ultraviolet," said Michael Siegel, who leads the UVOT instrument team at Penn State.

Swift scientists discuss the mission, the science, and recall their personal experiences as members of the team.



 In 10 years of operation, Swift has made 315,000 individual observations of 26,000 separate targets, supporting nearly 6,200 TOO requests by more than 1,500 scientists. Its observations range from optical and ultraviolet studies of comets and asteroids to catching X-rays and gamma-rays from some of the most distant objects in the universe.
Another major highlight of Swift's studies of some 300 supernovae was the 2008 discovery of X-ray signals produced by a star caught in the act of exploding. Shockwaves breaching the surface of the dying star produced this brilliant flash.



Swift rocketed into orbit on Nov. 20, 2004. Managed by NASA Goddard, the mission is operated in collaboration with Penn State, the Los Alamos National Laboratory in New Mexico, and Orbital Sciences Corporation in Dulles, Virginia. Other partners include the University of Leicester and Mullard Space Science Laboratory in the United Kingdom, Brera Observatory and the Italian Space Agency in Italy, with additional collaborators in Germany and Japan.
Earlier this year, Swift ranked highly in NASA's 2014 Senior Review of Operating Missions and will continue its enormously productive scientific work through at least 2016.



NASA's Swift Satellite - Astrophysics Mission